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    mars, komagatake, tsunuki: uno tsunami di whisky

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    Momoko esulta per le bellezze turistiche di Monza

    Ci è capitato di recente di finire a Monza, gloriosa capitale longobarda e patria del più grande di tutti, il Condor Galliani. Ci siamo finiti non per il gran premio, né per la villa, bensì per un tranquillo pomeriggio di whisky giapponesi nella nuova sede di Fine Spirits. Che poi è la vecchia sede di Beija Flor, ma non è che via delle Botteghe oscure ha perso fascino quando il Pci è diventato Pds e poi Ds e poi Pd, no?
    Stiamo divagando, cosa che capita spesso, ma è tempo di tornare tosto sul pezzo. Eravamo lì per una chiacchierata alcolica con Momoko Kato, ambassador della distilleria Hombo Shuzo che produce il variegato e complicatissimo mondo dei Mars Whisky, che a dispetto del nome non provengono dal pianeta rosso. Ci tenevamo a chiarirlo per tutti i terrapiattisti. Comunque, il gruppo ha più o meno 150 anni e per gran parte della sua vita ha prodotto shochu, mentre il primo whisky risale al 1949. Oggi la Hombo Shuzo ha due distillerie, Komagatake e Tsunuki; i barili invecchiano sia nelle warehouse delle due distillerie, sia in quelle di Yakushima, un’isola all’estremità meridionale del Giappone in cui le condizioni atmosferiche di umidità e temperatura consentono un invecchiamento quasi tropicale, con il 7-9% di angel’s share. Quindi insomma, le potenziali combinazioni fra distillato e sito di maturazione sono parecchie. E noi ci tuffiamo a capofitto.

    Mars Maltage Cosmo (2025, OB, 43%)
    Un blended malt con distillato di Komagatake e Scotch whisky, affinato in sherry cask. C: ambrato. N: giovane, un po’ costruito. C’è una parte fruttata esuberante, anche se non particolarmente profonda: gelée all’arancia, pesche e pompelmo rosa. Vaniglia e toffee per quel che riguarda la dimensione dolce. Un che di nocciola. Sherry light, diremmo. Una nota interessante si sente dopo qualche minuto ed è un tocco sporchino e metallico, con un ricordo di torba: questa è senz’altro l’eredità dello Scotch. P: dolce piacevole ed equilibrato, anche se di nuovo abbastanza superficiale. Toffee e vaniglia di nuovo, cioccolato al latte e marzapane. La frutta fa un passo indietro, resta l’uvetta. Crescono le spezie e la frutta secca ora ricorda le noci. Il caramello è protagonista. F: medio corto, ma ancora equilibrato. Un filo allappa, lascia un buon sapore di cioccolato al latte all’arancia. Arancia navel per essere precisi. Torbatino.
    Whisky da bere a galloni, senza pensieri come direbbero a Gomorra. La sensazione di artificialità rimane, ma è la beva è facilissima e l’equilibrio solido. 82/100.

    Komagatake ‘Limited edition 2022’ Shinshu ageing (2022, OB, 50%)
    Edizione da circa 60mila bottiglie, single malt invecchiato in botti ex bourbon, ex sherry ed ex porto. Il 50% è invecchiato solo 3 anni. C: oro. N: molto “crispy”, ma zero McBacon. Scusateci, è terribile, ma ogni volta che pensiamo a “crispy” ci viene. Scattante e vivace, con una bella parte di frutta che va dall’albicocca alla banana, fino ai litchees, alle prugne gialle, alla mela Pink Lady. C’è un filo di fumo di candela, anche se la torbatura è soltanto di 1.1 ppm, quindi teoricamente impercettibile. Profumato, muschio bianco e té verde col miele. Fresco. P: attacca dolce, poi un accenno di alcol e vira sull’amarognolo. L’ingresso è un po’ scomposto, poi si sistema. Tornano a dominare i frutti gialli a nocciolo (albicocca, susina), compare uvetta cilena. Zenzero e quel piccantino dolce che solo il rovere americano sa dare. F: ancora albicocca e pepe bianco, il barile si sente. Fa pensare al virgin oak.
    Più interessante del Cosmo, anche se un po’ troppo ruvidino nel legno e nell’integrazione dell’alcol. La frutta all’olfatto è la parte più interessante. 84/100.

    Tsunuki 2022 edition (2022, OB, 50%)
    Altra distilleria, stessa gradazione, 35.800 bottiglie. Invecchia solo in botti ex bourbon ed è torbato a 8 ppm. C: oro. N: anche qui la frutta gialla regna sovrana, quindi comincia a venirci il sospetto che sia un tratto distintivo del distillato. Banana e cedro, invece di banane e lamponi della canzone di Gianni Morandi. Quasi profumato, e quasi con un senso di cartone all’inizio. Ma anche qui, dopo pochi secondi si sistema. La dimensione erbacea e floreale qui è più compiuta, tra il gelsomino e la camomilla. E anche la torba è più evidente: marshmallows al barbecue e quasi tartufo bianco. P: molto morbido, piacevole e bilanciato. Si apre con miele e legno, pesche, albicocche e zenzero. Il che significa che il distillato si è sposato molto bene con i barili. Nel secondo palato spunta una puntina eccessivamente amarognola, come di nocciolo di amarena. Infuso di erbe affumicate e qualcosa di cerealoso e saporito insieme. Sembra folle, ma ricorda la pasta e fagioli con il rosmarino. O forse abbiamo fame. F: media lunghezza, amarognolo: toast imburrato con marmellata di arance amare.
    Ci piace molto l’apporto della torba, che si fa apprezzare alla grande. Anche qui il primo palato ci convince meno, ma in generale non sono difetti gravi. Voticino in più rispetto al Komagatake: 85/100.

    Mars The Y.A. batch 2 (2023, OB, 49%)
    Avevamo già assaggiato il primo batch. Qui abbiamo un mix di botti ex bourbon (90%) ed ex porto (10%), ma la cosa più significativa è che abbiamo di fronte un torbato. 15 ppm il livello, quindi ci aspettiamo di sentirlo. C: oro giallo. N: molto aperto ed aromatico, davvero invitante. Colpisce soprattutto l’intensità delle note fruttate, i singoli frutti sono super riconoscibili: cedro, mango e ananas e poi mela golden. Un fruttivendolo liquido. C’è anche una spiccata parte costiera, di iodio e salamoia. Al naso, il porto non si sente, ma si sente la potenza dell’ex bourbon, con pandoro e cocco. Felci e un senso come di sauna. Torba? Quasi zero al naso. P: ricco e ancora fruttatone come piace a noi, di nuovo mango e ananas che ci fa dire la parola magica: tropicale! Burroso, oleoso, avvolgente con un senso di orzo e nocciola. Molto equilibrato e rotondo, alcol bene integrato. La torba qui si sente ed è sorprendentemente minerale, come di fiammifero o polvere da sparo. Nel retronasale è proprio evidente. F: piacevole, medio lungo, frutta esotica con sale in fiocchi e pietra lavica scaldata.
    Partiamo dal voto che è un bell’88/100. Ci piace molto più del batch precedente, ma non tanto per la dimensione torbata, che comunque è gradevole e mai invadente, quanto per la roboante frutta che esonda ovunque. Ah, che non si senta il porto è un bene…

    Komagatake Shinshu ageing single cask (2016/2022, OB, 62%)
    Il first fill bourbon barrel #3355 ha dato 212 bottiglie a una gradazione abbastanza inquietante. C: oro. N: inspiegabilmente, l’alcol non si sente per nulla. Anche qui siamo nel territorio ormai comune della frutta mitragliata a raffica. Pesca e limoncello, tanto per iniziare. Poi subentra un profumo affascinante di legno di rosa, sigaro e sandalo. Patchouli anche, con delle foglie di menta. Fresco, ricco e anche intrigante. Come faccia a sentirsi il cacao, essendo un bourbon barrel, è altro mistero. Cresce una nota di banana (cestino di pastafrolla con banana) e di mango. Con acqua esplodono vaniglia e gelato al limone. Fumo aromatico. P: una bomba, pienissimo e ancora fruttato, con pompelmo rosa vivacissimo e banana. Banana ovunque, banana bread e liquirizia ripiena di banana. Vaniglia, confetti e una bella esuberanza speziata di cannella. Biscotti al malto, uvetta. Con acqua diventa un nettare, ha una cremosità golosissima di latte e succo tropicale, ma si sente anche un filo di torbina. F: la torbina riecheggia nel finale insieme a mele candite e pesca. Un’idea: panettone al mango. Chapeau.
    Un grandissimo dram, e di nuovo la frutta ci lascia a bocca aperta. Almeno quanto la relativa compostezza dell’alcol, che a 62% poteva essere napalm e invece sembra la seta di un kimono. Delizioso davvero, compatto, pieno. Per noi è vera gloria, 90/100.

    Sottofondo musicale consigliato: Japanese breakfast – Be sweet

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