“Good things come to those who wait”, recitava una storica pubblicità della Guinness che invitava a non mettere fretta al publican che spillava la pinta perfetta di stout. Ora, non vogliamo metterci sullo stesso piano dell’oscura ambrosia irlandese, ma nel nostro piccolo eccoci tornati dopo una pausa pasquale e pontificia, nel senso che abbiamo fatto molti ponti, pronti per servirvi nuove croccantissime recensioni. Per riprendere il filo, iniziamo con un imbottigliamento degli indipendenti di Cadenhead’s, direttamente dalla serie Enigma. Che, ci piace ricordarlo, unisce blended malt o malti da distillerie non specificate. In questo caso, sappiamo che siamo a Campbeltown e che le 3306 bottiglie provengono da diversi bourbon hogshead, nella fattispecie di Hazelburn 15 anni e Kilkerran 16 anni. Con un mix così, ci aspettiamo cose folli, come disse Giacomo al suo addio al celibato. Il colore è paglierino chiaro.

N: che bel naso, miracolosamente in bilico fra il giallo e il mare. Il giallo inteso come frutta, non come serie tv con detective variamente depressi che combattono il crimine. Ananas, caramelle al Selz al limone, ma perfino del durian, anche se ovviamente e per fortuna non così puzzolente. Eppure c’è un che di maturo ed extra maturo, quasi sudato, nella parte fruttata. Che come dicevamo all’inizio si compenetra con la parte salmastra, che va dalla salamoia delle olive ai sottaceti, fino ai capperi. Campbeltown mon amour… La dolcezza è vaporosa, sullo zucchero a velo. E la polverosità è anche minerale, tra l’amido dei panni stesi e il cancellino della lavagna sporco di gesso. Olio di lino, anche. Screziato e incantevole.
P: attacca dolce, con pasta di pandoro soffice anche qui coperta da zucchero a velo, polvere dei dischi dei freni e vaniglia. E glassa anche, che copre i freni Brembo. E neanche ci danno una percentuale quelli della Brembo eh! Improvvisamente ci ritroviamo tuffati nel mare tropicale, che nonostante la distanza ideale e geografica da Campbeltown, qui esplode: ananas, mango, zenzero, con un che di liquirizia ripiena. Oleoso e avvolgente, semi di sesamo, nocciole, cereali e ancora quel gesso del naso.
F: medio lungo, ancora con l’accoppiata pandoro-gesso, che è un po’ come pizza e birra. Ananas, un filo di grafite, un riverbero sapido che fa venir voglia di versare di nuovo.
Grandissima vivacità e un effetto quasi miracoloso di bevibilità. Miracoloso perché prese una per una le note di degustazione sembrano parlarsi poco e male fra loro, ma – come in Conclave – per volere dello Spirito Santo gli opposti si conciliano e ne esce una fumata bianca. Nella fattispecie, un whisky equilibrato, fruttatissimo eppure minerale come pochi, dal mouthfeel notevolissimo. 90/100, a noi questi whisky fanno impazzire.
Sottofondo musicale consigliato: Isak Danielson – Good things come to those who wait