Basta con lo scambismo, basta con le recensioni di whisky che non sono manco parenti lontani, torniamo alla sana monogamia e a quei rapporti solidi, ai limiti della consanguineità. In ragione di questa svolta restauratrice, oggi torniamo a fare quelle recensioni doppie che ci hanno resi famosi come la trivela per Quaresma (ah no?) e confrontiamo due Ben Nevis quasi coetanei, imbottigliati nella stessa serie dallo stesso imbottigliatore nello stesso anno. Oggettivamente, quasi un esercizio utile. Cosa alla quale nella nostra totale irrilevanza non siamo per nulla abituati. Però siamo a Ben Nevis, una distilleria che ci sta simpatica, e dunque lo facciamo volentieri.

Ben Nevis ‘The artist collective 7.1’ 7 yo (2017/2024, LMDW, 43%)
Grado ridotto, 1765 bottiglie, 2nd fill Oloroso butt. C: paglierino. N: bello, sporco e metallico, molto “bennevissoso”, diremmo se non avessimo troppa reverenza nei confronti della lingua di Dante per violentarla così. Allora diciamo che questo senso di sudore e grasso, di ottone unto e vituperio, bene esprime il disprezzo della distilleria di Fort Williams per il comune decoro olfattivo. Un whisky divisivo ma tosto, autentico, dove la dolcezza di Ciocorì bianco e muesli (i cereali sono sempre sul pezzo) si mescola al limone, alla frutta secca. Pasta di mandorle, con un’idea di gianduia, caramello e miele. Nonostante queste note, non pensatelo come una bomba aromatica di zuccherinità, perché a questo serve l’anima metal, a tenere tutto in riga. Macis, per chiosare la parte di spezie. P: attacca dolce, ancora sul cioccolato bianco, ma qui la frutta secca si fa più evidente e sul lato tostato: burro di arachidi, nocciole, un guizzo quasi bruciatino, di metallo scaldato. Emerge un dettaglio che al naso avevamo quasi dimenticato, ovvero lo sherry, qui sottoforma di torta di carote, arancia, toffee e un mix di prugne e pesche cotte. Anzi, anche distillato di prugne. F: oleoso, con frutta secca e cioccolato al latte, più precisamente sherry oriented. Media la lunghezza.
Aderentissimo allo stile della distilleria come le maglie termiche alle rotondità di Zuc. La botte di secondo riempimento di sherry regala note dolci che possono un po’ annoiare, ma a noi nel complesso piace. Non è il più potente Ben Nevis mai incrociato, ma è diritto, coerente, con un discreto sviluppo. Un 85/100 sereno.

Ben Nevis peated ‘the Artist collective 7.2’ 8 yo (2016/2024, LMDW, 57.1%)
Qui invece abbiamo 980 bottiglie da hogshead di primo riempimento che avevano contenuto vino Montravel, dalla zona vinicola francese di Bergerac. Sì, quello di Cyrano. Ah, dimenticavamo: è Ben Nevis torbato ed è a grado pieno. C: ramato. N: timido, anche per colpa della gradazione, ma non può essere un alibi: è proprio poco espressivo al primo naso. Poi arriva un fumo acido, che unisce ribes e fragole e aceto di lamponi. Bacche di goji anche. Tanto era esemplare dello stile di Ben Nevis il primo, tanto è irriconoscibile qui. Non è un brutto naso, solo c’è questa torba discreta arricchita da note di grasso che non basta a riconoscere la distilleria. Per quello serve qualche goccia d’acqua: diluito, lo stile di Ben Nevis si coglie meglio. P: l’alcol è ben integrato, si apre ancora con i frutti rossi (mirtilli rossi, yogurt di lamponi). Praline di cioccolato ai frutti rossi, amarene. La torba è cinerina come l’airone, con note di caldarroste e foglie di tabacco che ardono. Un che di piccante ed esotico, tra il chili e il curry rosso. Con acqua migliora e anche in questo caso si fa più coerente con il profilo classico di Ben Nevis. F: più amarognolo, vegetale e mandorlato. Cacao al 100% con guizzi di mentolo.
Non eravamo partiti benissimo, ma bisogna ammettere che lo sviluppo fa dimenticare presto le debolezze iniziali del naso. La torbatura, se da un lato silenzia un po’ lo stile della casa, dall’altra aggiunge complessità e bisogna dire che si sposa benissimo con i frutti rossi dati dal barile ex vino. Non è il nostro whisky favorito in assoluto, ma ci piace perché ci sorprende: 86/100. Ma diciamo una cosa forte: a gradazioni invertite, avremmo voti molto diversi.
Sottofondo musicale consigliato: The Cure – Inbetween days